LOOK AT ME

In occasione di Look at me, TBD, in qualità di media partner, ha approfondito le ricerche dei tre artist* protagonist* attraverso delle interviste che possano ampliare la loro ricerca e i processi alla base dele operazioni artistiche prodotte per la mostra

Look at Me è una mostra temporanea ideata da OTTN Projects e realizzata con il sostegno della fondazione Marcelo Burlon, della durata di una sola notte, che si è svolta all’interno del Luxy Club, durante una regolare serata di lavoro del locale. Sebbene aspetti fondanti che caratterizzano il  luogo dello strip club e delle sue lavoratrici siano innegabilmente presenti, il progetto si vuole emancipare dalla dialettica della democratizzazione del corpo, la battaglia politica sul sex work o le dinamiche di attribuzione di significato tipicamente associate a luoghi di exploitation del sesso. Il tentativo di Look at Me è quello, se vogliamo piú semplice, di mettere in mostra una limpida accettazione del piacere, del divertimento, del lavoro in quanto portatore di possibilità di espressione.

Al di là del concetto, della riflessione, del riconoscimento emotivo, erotico e/o politico c’é una forma di libero appagamento estetico e sensoriale che trova forma e linguaggio nell’intervento artistico. L’aspetto dello spettacolo, lo svestirsi di significato e restare nella semplicità dell’apparizione, appartiene allo strip club come anche a qualsiasi dimensione artistica: quello che cambia tra le due è la connotazione sociale, la diversificazione socio-culturale del pubblico, i lasciti ideologici annessi. Quello che OTTN Projects vuole creare è un semplice spazio d’ incontro tra due mondi che, seppur differenti, poggiano su un presupposto e soprattutto un bisogno comune: la consapevole valorizzazione dei sensi.

Il condividere insieme una curiosità estetica, uno sguardo carico di qualsiasi cosa si possegga all’interno di sé accomuna il visitare uno strip club con il visitare una mostra. La dimensione dello spazio PUBBLICO, e pubblico in quanto CONDIVISO, crea in entrambe le realtà un’occasione di libera accettazione di desideri e fantasie, sublimandoli attraverso diversi linguaggi. Gli artisti scelti vanno ad intervenire su diverse sfumature di questo stesso concetto: Michele Rizzo investiga lo sguardo, passando da movimento e ripetizione, Giulia Crispiani riflette sul rapporto tra il corpo e la parola, il piacere dei sensi che si articolano su e con la lingua, i suoni, i rimbombi delle lettere mentre leggiamo. Flaminia Veronesi inventa un mondo di sirene danzanti, bellissime nella loro sensualità, in un intervento a cavallo tra il fantastico e il reale. 

Intrinseca all’idea del progetto è anche la volontà di creare occasione di contatto tra i due diversi pubblici: da un lato i visitatori abituali dello strip club, dall’altro gli amanti dell’arte contemporanea. Raccogliere i secondi in un contesto diverso rispetto a quello al quale sono abituati stimola ad una diversa visione sia dell’opera d’arte in sé e per sè sia della sua modalità di fruizione: chi dice che un intervento artistico viene assimilato al meglio tra le mura neutre di una istituzione? Perché il silenzio delle gallerie d’arte, i riflettori tenui e l’accortezza pacata sono considerate come condizioni di esperienza ideali per ammirare una forma d’arte? Dall’altro lato, il visitatore abituale dello strip club verrà messo nella condizione di entrare a contatto con un altro tipo di estetica, in un semplice tentativo di offrire una stratificazione dell’ esperienza estetica. Look at Me è un semplice venire incontro, senza pretese o aspettative,  enfatizzando i punti di contatto e parallelamente accettando a braccia aperte il contrasto che esiste e/o si viene a creare tra interventi  artistici e culto dello spettacolo del corpo, tramite un intervento che verte all’accoglienza più completa di una cosa fondamentale: la vitalità dell’atto.

Sara van Bussel